Vinitaly : Un Giro fra i Vini del Piemonte. Recensione

Vinitaly : Un Giro fra i Vini del Piemonte. Recensione

 Scritto da MASSIMO PAVANELLO  www.iannyseyes.com

Parlare di vini dopo la settimana in cui a Verona si tiene Vinitaly la manifestazione più importante del settore e facile, basta snocciolare numeri, fare proclami, eleggere classifiche più o meno valide, spesso copiate dalle guide o dalle testate più autorevoli che dedicano da anni, persone, passione, strutture, nel cercare di presentare i nostri vini nel mondo. Lo sviluppo la crescita, la ricchezza accumulata da molti produttori nell’ultimo ventennio passa anche attraverso il contributo dei media. In questa categoria si possono inserire a torto o ragione giornalisti, appassionati gourmet, bevitori incalliti, astemi che si affidano più  al naso che al palato, che hanno saputo sostituire la penna e narrato termini che oggi sono sulla bocca di tutti sommelier forse sono la categoria professionale più interessata, che fatto scuola, sono quelli che hanno sfoderato termini come note floreali, note vegetali, erba fresca appena falciata, bocca piacevole, personalità, vino complesso, spunti minerali, connotazione forte di fruttato, naso molto preciso, bouquet di fiori, rotondo, tono asprigno e chi più ne a ne metta. Hanno studiato e dato tanto al vino, ai produttori, all’intera filiera, forse un po’ meno a loro stessi, lo dico perché uno dei miei desideri sarebbe quello di vedere un sommelier italiano in ogni ristorante del mondo, a ogni livello. Questo non solo rappresenterebbe posti di lavoro, ma un valore aggiunto da narrare per tutta la filiera, uno dei settori fiore all’ occhiello del nostro Paese. Ripartire vuol dire portare più made in Italy all’estero, i margini di incremento sono notevoli, a doppia cifra ogni anno, siamo in grande ritardo non solo rispetto ai francesi, ma in molte tipologie del sistema alimentare rischiamo di esserlo anche nei confronti della Spagna. Per farlo bisogna svecchiare le aziende agricole italiane, portare giovani, sapere, conoscenza delle lingue, dei sistemi informatici e di comunicazione. Le aziende del nostro settore agroalimentare italiano vanno incoraggiate a investire di più in comunicazione, marketing, sviluppo, apertura di nuovi mercati, non sono slogan politici, sono lo stato reale che vivo in Fiera dove tutto e bello.

Uscito mi reco nel territorio, nella provincia astigiana piuttosto che in quella cuneese, aree agricole dal  potenziale di una Ferrari ma dimensioni di una piccola  utilitaria, questo perché sono molte le piccole realtà che producono eccellenze, ma sono ingessate e non riescono decollare, non solo nei vini. Molti di loro ti dicono che rientrano sempre dal Vinitaly con decine, decine di contatti da anni e che molti di questi dopo settimane e mesi si perdono per strada, si affievoliscono, sono veramente pochi quelli che si trasformano in ordini, clienti acquisiti, potenziali distributori. Non si può recriminare la colpa è nostra non abbiamo il coraggio, la volontà di crescere  di continuare lo sviluppo, di presentare con determinazione la qualità dei nostri prodotti. Vengono buttate molto spesso risorse per operazioni che nulla servono all’azienda, e invece poi si lesina su persone e azioni che possono rappresentare un valore aggiunto. I blogger, la rete, i social, sono una di queste categorie che dovrebbero ricevere maggiori attenzioni, non tutti, ma chi realmente presenta delle idee, dei progetti, delle azioni, un modello operativo concreto per conoscere e aggredire nuovi mercati, ben venga, anzi ce ne bisogno, se non si fa squadra insieme tutti restiamo più piccoli e meno aperti al mondo. 

Dopo aver partecipato  la settimana prima di Vinitaly a BA & BA (Barolo & Barbaresco) a Palazzo Carignano a Torino, evento ormai atteso da tutti gli operatori piemontesi e non solo organizzato dall’AIS Piemonte (presenta in anteprima le annate dei nostri vini più prestigiosi da parte dei 100 produttori) la mia visita a Verona si è proiettata verso la ricerca di altre produzioni vinicole Nebbiolo, Barbera, Grignolino, Moscato, Gavi. Ho escluso anche l’Arneis perché alcune settimane fa ho avuto l’ occasione di essere alla Reggia di Venaria in una giornata primaverile a sbicchierare questo fresco vino prodotto nel nostro Roero e assaggiare tutti i produttori. Il Piemonte a Verona mi fa dire che abbiamo imboccato una bella strada con la nostra Barbera, tante e molto buone, grande rapporto qualità prezzo, decisamente migliorate, da poter spingersi a dire che oggi una eccellente Barbera d’Asti o Alba vale più di un normale Nebbiolo. Bene anche il Timorasso dove Walter Massa, Elisa Semino della Colombera con la loro qualità hanno trascinato altri piccoli produttori verso l’alto, interesse e crescita sono un buon segnale. Questo andamento non l’ho percepito per il Moscato, sofferenza, mugugni, preoccupazioni da parte dei produttori e forse momento di riflessione per il Consorzio che ha vissuto momenti migliori. Lessona e Gattinara la strada è ancora lunga ma intenzioni e voglia dei produttori non manca, se forse gli stessi riuscissero mettere da parte un po’ di campanilismo e fare squadra tra di loro le prospettive sarebbero migliori. In ripresa il Gavi non ancora quello dei tempi migliori, ma segnali di crescita anche all’estero sono di buon auspicio. Buone alcune Freisa e Grignolino ma anche qui una maggior forza e valorizzazione del territorio e  strumento necessario per crescere nei numeri e nell’export.

Concludo il giro spezzando una lancia verso i pochi produttori  raggruppati sotto il cappello VIVAL, associazione viticoltori valdostani, presenti con uno stand e con delle etichette di nicchia ma da non sottovalutare.

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