Report: i vini dell’Alto Adige

Report: i vini dell'Alto Adige

Dopo aver affascinato gli amanti del vino con la serata dedicata al Collio friulano, l’AIS Torino ci ha felicemente coinvolto con altre terre lontane: l’Alto Adige. Il filo conduttore è sempre quello della presentazione culturale dei territori vinicoli, lungo il percorso che collega i grandi vini, la cultura che permea uno dei territori nazionali tra i più belli, le persone che vi abitano e dedicano il loro impegno al vino, i doni che il medesimo territorio regala e che gli uomini sanno utilizzare al meglio.

Se l’evento ha ottenuto un alto indice di gradimento, il merito va attribuito, oltre ai vini degustati, all’ospite della serata, il giornalista Pierluigi Gorgoni, firma di primarie riviste dedicate al vino, enologo e docente presso la scuola Alma di Colorno con una lunga esperienza come degustatore per guide di settore e un’approfondita conoscenza dei vini dell’Alto Adige. L’ospite ha saputo, con maestria e simpatia, portarci a spasso per il territorio del Sud Tirolo, come se ci trovassimo a passeggiare tra le colline e le montagne dove vivono e lavorano i produttori.

Pierluigi Gorgoni ha però attirato l’attenzione anche e principalmente sul fattore umano, a testimonianza che i vari attori del terroir non possono mai operare in disgiunzione gli uni dagli altri.

La superfice vitata del Sud Tirolo è di circa 5.400 ettari, sulla quale operano circa 5.000 addetti: quindi nessun viticoltore può raggiungere produzioni di milioni di bottiglie mentre la maggior parte dei vignaioli o si qualifica come “produttore indipendente” oppure deve conferire le uve ai colleghi più grandi o alle cooperative. Inoltre pochi tra i vignaioli atesini possono permettersi di vivere solo grazie all’attività vinicola, mentre sono tantissimi quelli che dedicano alla vigna il tempo post lavoro “primario”.

Nonostante le dimensioni minime di tantissime proprietà e il doppio lavoro, i vigneti sono curatissimi e capaci di esprimere livelli qualitativi delle uve molto elevati perché il confronto con la vigna del vicino, molto prossime le une alle altre, e il riconoscimento della posizione del produttore all’interno della comunità locale, derivante dai riconoscimenti che ottengono le sue uve, svolgono funzione di traino. Inoltre il prezzo delle uve si basa sulla qualità ottenuta in vigna e non sul peso delle stesse.

Al fattore umano aggiungiamo l’effetto del microclima, caratterizzato dagli oltre 300 giorni di sole, dalle ampie escursioni termiche che garantiscono la formazione negli acini di profumi profondi ed eleganti, dalla scarsità delle piogge, che obbliga le piante a rispondere allo stress idrico, dalle Dolomiti che proteggono i vigneti dai venti freddi del nord nonché dal vento che giornalmente si leva dal vicino lago di Garda, asciugando gli acini dall’umidità.

Anche il suolo dell’Alto Adige svolge un ruolo importante: le caratteristiche geologiche delle aree vitivinicole altoatesine cambiano spesso da una tenuta all’altra, spaziando dal porfido vulcanico alla roccia di quarzo e mica, dal terreno calcareo o dolomitico alle marne di deposito.

E’ in questa varietà di terreni che i vini del sud Tirolo trovano condizioni ideali per la crescita e per la differenziazione tra le varietà, in grado quindi di appagare sia i palati più esperti come quello dei semplici appassionati, alla ricerca del buon bere.

L’Alto Adige vinicolo si presenta come un grande insieme di fattori geografici, geologici e climatici che caratterizzano l’unicità di un’area, ma che comprende anche il modo in cui le persone gestiscono, interpretano e vivono quel territorio, ossia come un grande terroir.

Ora gli altri protagonisti della serata: i vini. Dieci in degustazione, rappresentativi dei più conosciuti vitigni della zona. Dal Pinot Bianco Anna 2016 di Tiefenbrunner al Pinot Grigio Klausner 2015 di Klober, al Muller Thurgau Valle Isarco Aristos 2016 della Cantina Valle Isarco al Gewurztraminer Auratus 2015 di Ritterhof. Per completare i vini bianchi il Sauvignon Mantele 2015 del produttore Nals Margreid e l’uvaggio di Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon del Terlaner 2016 di Cantina Terlano.

Tutti ottimi vini declinati sulla mineralità, la sapidità, la freschezza e l’ampiezza e piacevolezza dei profumi fruttati, principalmente mela e pera, floreali e vegetali, menta, erbe alpine, che il naso percepisce. Al palato ampi e piacevoli, con finale gustativo spesso persistente. Fa eccezione il Gewurztraminer che si caratterizza per il naso di frutta tropicale e di spezie e per la maggior rotondità e grassezza al palato.

La seconda sezione di degustazioni si è concentrata sui vini rossi (Pinot nero Mason 2015 di Manincor e Cabernet Sauvignon Cor Romigberg 2013 di Alois Lageder).

Grandi vini che giocano sui profumi floreali, rose e peonie, fruttati, ribes e altri frutti rossi, e speziati molto fini ed eleganti, che si ritrovano al palato, che si gode l’ampiezza del sorso e il finale lungo e persistente.

(articolo di Paolo Manna pubblicato su langheroeromonferrato.net)

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